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Immagine del redattorePaolo Benanti

I dati: disponibili o accessibili? Prove tecniche di democrazia digitale


Con la nascita degli Stati Uniti d'America i Founding Fathers, cioè quei membri delle 13 colonie che si ribellarono al dominio coloniale e diedero vita alla rivoluzione americana, decisero che la dimensione della rappresentanza politica della nazione si basasse sul numero dei cittadini americani. Questo legame tra i dati numerici e il dato politico ha fatto si che si creasse lo United States Census Bureau, anche se il nome ufficiale è però Bureau of the Census . La sua esistenza e le sue finalità sono stabilite proprio nella Costituzione degli Stati Uniti, la quale ordina che la popolazione venga contata almeno una volta ogni dieci anni (attraverso un censimento definito U.S. Census), in modo da poter poi determinare il numero di Deputati nel Congresso per ogni stato. Questo ufficio è anche incaricato di raccogliere statistiche riguardo alla nazione, ai suoi abitanti e all'economia (aggiungiamo per inciso che proprio questo vincolo costituzionale di assai difficile adempimento ha portato allo sviluppo delle ricerche statistiche e demografiche che ha negli States una delle scuole di eccellenza).

Questi dati, anche a seguito della diffusione e sviluppo delle scienze informatiche, sono disponibili per tutti. Ma come funzionano? Supponiamo di voler conoscere il di studenti che hanno frequentato le scuole parificate nel 2016 negli Stati Uniti. Probabilmente la cosa iniziale sarebbe stata partire da Google che ci avrebbe fatto arrivare sulla pagina del National Center For Education Statistic. Da qui ci saremmo dovuti impegnare in qualche opera di ricerca. Navigando nel sito e scorrendo le pagine avremmo trovato una lista di tavole e figure. Cliccando sul 2016 e scorrendo i dati e navigando tra piccole linee e un'infinità di numeri avremmo larvato quanto cercavamo: 2.721.786 studenti. Quello che dobbiamo riconoscere è che, sì i dati sono disponibili, ma non sono realmente accessibili!

Quello che sembra sempre più evidente è che in un mondo che capisce la realtà come fatta di informazioni non bastano i dati ma serve qualcosa di più: la capacità di far parlare i dati, di trasformare i dati in informazione.

Quello a cui assistiamo è una sorta di nuova forma di analfabetismo. Nel medioevo l'analfabeta poteva essere il monaco che nonostante avesse a disposizione una biblioteca, le più avanzate forme di sapere del tempo, non sapeva leggere e quindi accedere alle informazioni contenute nei libri. Per lui tutti quei dati, lettere prive di senso, erano solo dati e non informazioni. Oggi l'analfabetismo è non saper "leggere" i dati, cioè non sapere come trasformare i dati in informazioni. I dati non accessibili ci lasciano analfabeti!

A questa necessità sembra aver risposto Steve Ballmer, ex CEO di Microsoft, che con una società di nome Artefact, ha dato luogo a un progetto chiamato USAFacts: un ambizioso progetto da 10 milioni di dollari che ha come scopo il presentare i dati federali e delle diverse amministrazioni locali in una maniera, nelle intenzioni degli autori, che sia neutrale, aperta e estremamente semplice da comprendere.

Il sito web, lanciato nell'ultima settimana di Aprile, organizza trenta anni di dati raccolti da oltre settanta fonti: locali, statali e federali. USAFacts vuole essere un hub centralizzato e frutto di un design ottimizzato che, nei desiderata degli autori, aiuterà ogni cittadino e ognuno che sia interessato, ad avere un'immagine chiara e dettagliata di come il governo spenda i soldi pubblici. L'iniziativa intrapresa da USAFacts si inserisce in iniziative analoghe intraprese per esempio dall'amministrazione Obama con operazioni come quella di Data.gov e OpenGov. Tuttavia nessuno sembrava aver raggiunto la chiarezza e la semplicità di accesso alle informazioni che mostra USAFacts. L'iniziativa di Ballmer si fonda su quello che è un mandato della stessa costituzione:

I dati sono organizzati in infografiche e consentono di muoversi in oltre 30.000 viste per scoprire microscopicamente come i fondi pubblici vengono spesi. Il tutto è dinamicamente organizzato e consente un vero e proprio viaggio dal quadro complessivo fino a singolo dettaglio. Ecco un esempio:

Nella società contemporanea abbiamo a disposizione enormi quantità di informazioni e dati a cui la ricerca tenta di dare un senso e un’interpretazione per individuare schemi e tendenze che altrimenti non sarebbero visibili. Serve quindi sviluppare nuove discipline che siano una sorta di arte funzionali che abbiano lo scopo di produrre strumenti per guardare oltre gli elenchi di numeri e variabili, e raggiungere nuovi livelli di comprensione del mondo che ci circonda. Per fare questo dobbiamo analizzare quattro argomenti. Il primo argomento parte dalla costatazione che la visione precede la comprensione, e questa comprensione precede una migliore e più profonda visione di quello che ci troveremo davanti in futuro: siamo una specie visiva che trasforma tutte le informazioni raccolte dai nostri sensi in rappresentazioni semplici e gestibili, o simboli. Non tutti i simboli, però, sono verbali. Comprendere i meccanismi coinvolti in questi processi cerebrali serve a diventare dei comunicatori migliori, visivi o di altra natura. Il secondo argomento si fonda sulla comune natura dell’infografica e della visualizzazione dell’informazione. L’infografica e la visualizzazione esistono in un continuum: è la stessa disciplina che in un caso aiuta a scoprire il senso dei dati e dall'altro comunica i significati scoperti in maniera efficace. Il terzo argomento si fonda sulla consapevolezza che l’arte funzionale, cioè i grafici, i diagrammi e le mappe, non sono solo da vedere, ma da leggere ed esaminare. Il primo obiettivo di un’infografica non è quello di essere bella solo per il piacere degli occhi, ma soprattutto quello di essere prima comprensibile, e poi bella; o di essere bella grazie alla sua squisita funzionalità. Il quarto argomento, infine, è il rapporto tra visualizzazione e arte, e che è simile al legame tra giornalismo e letteratura. Un giornalista può mutuare strumenti e tecniche dalla letteratura e farsi ispirare dalla grande narrativa, ma non lascerà mai che i suoi articoli diventino letteratura: lo stesso concetto è valido per la visualizzazione che è, innanzitutto, un’arte funzionale.

Il sito di Ballmer e della Artefact è allora molto interessante perché mostra un nuovo orizzonte nella produzione di informazione dai dati. Ci dice che l'umanità deve ora formalizzare questo nuovo mondo di conoscenze che emerge dai dati. Inoltre aiuta a comprendere come dati ed informazioni non siano solo questioni tecniche ma un mondo che richiede di essere filosoficamente compreso. Solo un'adeguata filosofia che sappia spiegare la "natura" dei dati potrà poi originare un'adeguata pedagogia per rendere le nuove generazioni alfabetizzate. Infine se il valore dei dati è la costituzione di questo nostro mondo tecnologico emerge sempre più chiaramente la necessità di sviluppar eun'etica dei dati e delle informazioni. La tecnologia apre la strada a nuove domande. SPetta alla filosofia e all'etica interrogarsi sulle risposte. Solo quando questa consapevolezza sarà patrimonio comune allora la democrazia saprà essere reale anche nell'epoca dell'informazone e delle tecnoloige informatiche.

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