ABSTRACT – È raro vedere riconosciuta ai giovani la capacità di gestire il rapido cambiamento antropologico in atto, che porta a vivere il tempo come un eterno presente e lo spazio come una navigazione e non più come un cammino fatto di regole certe. Eppure, gli argonauti digitali – la nuova generazione che ha per bussola lo smartphone – sanno abitare l’era dell’interconnessione, trasformano il deserto delle opportunità in oasi, sono autodidatti, imparano lingue, crescono in società multiculturali e si raccontano attraverso l’esperienza della fotografia e di brevi messaggi. Per loro, la novità è abitare la Rete in modo diverso rispetto alla generazione dei loro genitori.
Una delle conseguenze di questo cambiamento, sul piano antropologico, è che per i giovani, l’algoritmo e i Big data sono fonti di autorità e rivestono un valore sacrale: sono i nuovi oracoli che essi interrogano per conoscere la verità. Ma questo «dataismo» – la fiducia cieca nella tecnica e nella gestione della propria identità – può colmare le domande di senso di un giovane?
Questa generazione pone dunque interrogativi all’intero sistema educativo e sociale: verso quale meta sono orientati? In quale modo accompagnarli? Quale dialogo è possibile?
Anche la Chiesa, che si riunisce nel prossimo Sinodo dei Vescovi, è sfidata ad accompagnare oggi questi giovani. Alla Chiesa essi chiedono un upgrade, un aggiornamento che parli alla loro ricerca di fede, tocchi il loro linguaggio e le loro nuove pratiche, li sfidi a creare un nuovo senso di appartenenza comunitario che includa e non si esaurisca in quello che essi sperimentano in Rete. C’è infatti qualcosa in più. «Rispetto al passato, dobbiamo abituarci a percorsi di avvicinamento alla fede sempre meno standardizzati e più attenti alle caratteristiche personali di ciascuno», afferma il Documento preparatorio al Sinodo sui giovani. Lo ribadisce anche l’Instrumentum laboris attraverso tre parole chiave: riconoscere, interpretare, scegliere.
La sfida pastorale è quella di accompagnare il giovane alla ricerca dell’autonomia, che rimanda alla scoperta della legge interiore e della chiamata di Dio, per differenziarlo dal «gregge social» a cui si appartiene. Per la spiritualità francescana, il mondo social dell’argonauta è la fraternitas, il luogo in cui l’esperienza di Dio si fa comunione e condivisione del vissuto; per la spiritualità ignaziana, è la «contemplazione nell’azione», che permette di discernere il gusto del reale – che include la vita buona in Rete – dalla bulimia del virtuale.
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DIGITAL ARGONAUTS. Young connected people and their search for meaning
For digital argonauts – the generation who use their smartphone as a compass – the algorithm and the «Big Data» are sources of authority, and represent a sacred value, are used to know the truth. Can «dataism» – blind trust in technique and in the management of one’s own identity – fulfil the questions for meaning of a young person? The Church’s challenge when it meets at the next Synod of Bishops is to accompany young people in their search for faith, to offer a new definition of personal belonging and of community that includes, but does not exclude what the new Argonauts experience on the Net. This is the mission of the educating Church: «to draw out» resources, projects and values from the life of young people to accompany them on their journey towards maturity.