top of page
Immagine del redattorePaolo Benanti

Derby Roma-Lazio: l'AI entra in curva

Questo è un testo che parla di calcio ma per parlare di altro….


Immagine ricevuta da Whatsapp

Non ho mai nascosto di essere, come ogni romano, molto legato alla mia città di origine, ma anche un appassionato della A.S. Roma, la squadra della capitale che con i suoi giocatori e le sue imprese ha plasmato l’orizzonte della mia adolescenza. Come ogni buon romano e romanista quindi il derby è sempre un momento unico in cui si mischiano aspettative, speranze e occasioni per riaffermare quell’identità e quell’appartenenza a una comunità, quella capitolina, che non accetta di essere diluita nella vocazione universale e cosmopolita della città eterna.


Immagine ricevuta da Whatsapp

Fin qui ho solo cercato di giustificare in una maniera per quanto possibile razionale quella parte bambina e sfegatata che significa essere romanisti a Roma. Il post derby però è anche un momento in cui veder rivivere la grande tradizione della cultura popolare romana.


MI permetto, per i non romani e non romanisti, di ricostruire un po’ di questa storia. A Roma c’è una tradizione dei canti popolari che è un patrimonio culturale unico che riflette la storia, le credenze e la vita quotidiana della città.


Questa tradizione si distingue per la sua capacità di mescolare sacro e profano, ironia e sentimento, offrendo uno spaccato autentico dell'anima romana. La canzone romana ha radici profonde che risalgono al Medioevo e al Rinascimento. Inizialmente influenzata da canti religiosi come le laudi delle sacre rappresentazioni, essa si è evoluta nel tempo attraverso forme popolari come le ottave e gli stornelli. Le laudi di Santa Francesca Romana, ad esempio, testimoniano l'importanza del canto religioso nell'espressione della fede popolare. Nel Cinquecento, con l'influenza di San Filippo Neri e dei cantastorie, nacquero canti che raccontavano eventi quotidiani o storici.


Immagine storica della befana a Roma

Le ninne-nanne romane, spesso ispirate a episodi drammatici come il Sacco di Roma, sono un esempio di questa commistione tra storia e tradizione popolare. Parte di questo è diventato quel modo di vivere la socialità mediante gli stornelli romani: una delle forme più caratteristiche del canto popolare romano. Brevi, immediati e spesso improvvisati, erano cantati in contesti vari: dai balconi ai mercati, dalle osterie alle carceri. Questi canti potevano essere amorosi, satirici o di sfottò, mantenendo sempre un tono ironico ma mai offensivo. La loro diffusione era legata alla capacità di catturare l'attenzione del pubblico con testi semplici ma incisivi. Un esempio emblematico è lo stornello a dispetto, utilizzato per prendersi bonariamente in giro tra vicini o conoscenti.



Questa forma di ironia leggera riflette il carattere spensierato ma arguto del popolo romano. Un altro aspetto interessante della tradizione musicale romana è rappresentato dalle canzoni legate alla "mala" o alla vita quotidiana nei quartieri popolari. Brani come Gira e fai la rota o il Canto del carcerato raccontavano storie di vita difficili con un misto di drammaticità e umorismo. Sor Capanna, celebre cantastorie trasteverino, utilizzava la satira per commentare fatti di cronaca o criticare i difetti degli uomini, adattando i suoi testi al contesto sociale e geografico in cui si esibiva.


La musica popolare romana è strettamente legata a strumenti come la chitarra e la fisarmonica, che accompagnavano serenate e stornelli. Luoghi come le osterie e le piazze erano il cuore pulsante di questa tradizione musicale. La festa di San Giovanni del 1891 segnò un momento cruciale per la moderna canzone romana, consolidando l'importanza delle celebrazioni popolari nella diffusione della musica.


Artisti come Gabriella Ferri, Alvaro Amici e Claudio Villa hanno contribuito a preservare e diffondere il repertorio della musica romana nel XX secolo. Canzoni come Roma nun fa’ la stupida stasera, La società dei magnaccioni e Tanto pe’ cantà sono diventate simboli della romanità, mescolando malinconia, ironia e passione.



Tutto questo si è poi saldato e trasformato, in un certo qual senso, con i cori da stadio, in particolare quelli dell'Olimpico durante il derby tra Roma e Lazio. Un legame profondo e radicato nella cultura musicale e sociale della città unisce i due fenomeni. Entrambi condividono una combinazione di ironia, goliardia e senso di appartenenza, caratteristiche che riflettono l'identità del popolo romano. I cori da stadio, come i canti popolari, nascono spesso dalla rielaborazione di melodie conosciute e amate. Questo processo è evidente nei cori delle tifoserie romaniste e laziali, che attingono a brani celebri per creare inni collettivi.


Ad esempio, la Canzone di Testaccio, uno dei primi cori calcistici italiani, fu adattata nel 1931 da un tango popolare (Guitarrita) per celebrare una storica vittoria della Roma. Questo meccanismo di innesto su melodie preesistenti richiama la tradizione degli stornelli romani, brevi canti improvvisati spesso usati per sfottò o commenti ironici.


Gli sfottò tra le curve dell'Olimpico durante il derby Roma-Lazio sono una manifestazione moderna dello spirito ironico tipico della cultura romana. Striscioni e cori come “Nun ve sarva manco na memory card!” o “Di Canio Lord d’oltremanica, Totti Sir… de Torvajanica” dimostrano come l'umorismo pungente sia un elemento centrale del tifo. Questa ironia ricorda il tono leggero ma arguto degli stornelli a dispetto, usati per prendersi gioco bonariamente degli avversari.


Molti cori da stadio si basano su melodie popolari o hit famose, adattate con testi semplici e diretti. La tifoseria romanista, ad esempio, ha trasformato "Maledetta Primavera" di Loretta Goggi in un coro iconico della Curva Sud. Allo stesso modo, brani come "Seven Nation Army" dei White Stripes sono stati riadattati con testi goliardici per sfottere i rivali. Questo fenomeno riflette una continuità con la tradizione musicale romana, dove canzoni popolari venivano reinterpretate per raccontare eventi locali o esprimere sentimenti collettivi.





Le coreografie delle curve durante il derby amplificano il senso di appartenenza e rivalità. Striscioni come “Anti Lazio” o rappresentazioni simboliche (ad esempio l’aquila imperiale della Curva Nord) richiamano l'importanza dei simboli visivi nella cultura popolare romana. Questi elementi scenografici si combinano con i cori per creare un'esperienza emotiva che coinvolge tutti i presenti.


I cori da stadio non sono solo espressioni di tifo calcistico ma anche strumenti per tramandare storie e valori. Come i canti popolari raccontavano episodi storici o quotidiani, così i cori celebrano momenti epici delle squadre o prendono in giro le difficoltà degli avversari. Questo legame tra passato e presente rende i cori un elemento vivo della cultura romana, capace di rinnovarsi continuamente pur mantenendo le sue radici.


Se questa è Roma e i suoi costumi dopo il derby di ieri però c’è qualcosa di nuovo su cui vale la pena fermarsi a riflettere. Da ieri sera, subito dopo la partita hanno iniziato a circolare sui social e via Whatsapp numerose immagini di sfottò fatte con l’intelligenza artificiale generativa. Il massimo della tecnologia, un nuovo strumento, incontra la tradizione.



Se i cori da stadio rappresentano una forma contemporanea di tradizione orale, in cui melodie e testi si tramandano e si evolvono nel tempo, con l’avvento di internet, del digitale, dei cellulari e, oggi, dell’AI, questi fenomeni hanno raggiunto una diffusione globale, permettendo ai tifosi di esprimersi in modo nuovo e interessante.


L'uso dell'AI generativa per creare immagini di sfottò nei contesti come il derby Roma-Lazio rappresenta una nuova evoluzione della tradizione goliardica e creativa tipica delle tifoserie romane. Questo fenomeno arricchisce le dinamiche degli sfottò con strumenti tecnologici avanzati, permettendo di realizzare contenuti visivi originali e di grande impatto che amplificano il coinvolgimento emotivo e l'ironia tipica delle rivalità sportive.


L'intelligenza artificiale generativa, come le reti GAN (Generative Adversarial Networks), consente di creare immagini sintetiche partendo da un prompt o da dati visivi preesistenti. Nel contesto delle tifoserie, questo strumento viene utilizzato per ideare meme, illustrazioni o fotomontaggi ironici e provocatori, spesso ispirati alle vicende calcistiche o alle rivalità storiche tra squadre. Ad esempio dei fotomontaggi che raffigurano i giocatori avversari in situazioni umoristiche o imbarazzanti, rielaborazioni di simboli e loghi delle squadre rivali in chiave satirica e la creazione di scenografie virtuali che possono poi essere riprodotte su striscioni o coreografie reali. Durante il derby capitolino, gli sfottò tra le curve sono parte integrante dello spettacolo. L'AI generativa permette di portare questa tradizione a un livello superiore, creando contenuti più sofisticati e immediatamente condivisibili sui social media.


Immagine ricevuta da Whatsapp

Questa tecnologia consente inoltre di personalizzare rapidamente i contenuti in base agli eventi della partita o alle provocazioni ricevute, rendendo gli sfottò più dinamici e contestualizzati. Di fatto l’AI generativa è la nuova forma dello stornello a dispetto con un potere, come commentavamo con Franco Brescia, Fabrizio Rauso e Francesco Pastorella, di “rende reali le fantasie…”.


Dpo ieri mi sembra di poter dire che l'uso dell'AI generativa non sostituisce la creatività umana ma la potenzia, offrendo nuovi strumenti per esprimere l'ironia tipica della cultura romana. Come gli stornelli e i cori da stadio si basavano su melodie popolari adattate al contesto, così le immagini generate dall'AI reinterpretano simboli e situazioni in chiave moderna. Questo processo mantiene viva la tradizione goliardica, arricchendola con il linguaggio visivo contemporaneo. L'integrazione dell'AI negli sfottò non si limita agli stadi ma si estende ai social media, dove i contenuti creati dalle tifoserie possono raggiungere un pubblico globale. Questo amplifica il senso di appartenenza dei tifosi e rafforza le rivalità sportive in modo creativo, sebbene sia importante monitorare l'uso responsabile della tecnologia per evitare derive offensive o discriminatorie.


Immagine ricevuta da Whatsapp

In sintesi, l'AI generativa rappresenta un ponte tra tradizione e innovazione, trasformando gli sfottò calcistici in una forma d'arte digitale che celebra lo spirito ironico e competitivo delle tifoserie romane. A me, che passato i derby, torno a fare un osservatore delle dinamiche legate all’intelligenza artificiale e al suo impatto nella società, tutto questo dice che l’integrazione dell’AI nell’esperienza quotidiana è di fatto già avvenuta, con una velocità e una pervasività che forse molti, chiusi nelle torri d’avorio della ricerca, faticano a vedere.


Una domanda però, guardando a questi fatti e al loro potere simbolico, risuona forte dentro di me. Sapremo lasciare questo strumento libero di esprimere la goliardia o lo ingabbieremo al servizio di pochi potenti facendone la peggiore forma di propaganda ideologica che abbiamo mai visto nella nostra storia di Sapiens?


La risposta dipende da come saremo cittadini in questa stagione.


E chiaramente… forza Roma!

1.121 visualizzazioni1 commento

Post recenti

Mostra tutti

1 Comment


Luca Manuelli
Luca Manuelli
14 ore fa

Questa è meglio definita…


Like
bottom of page